Silvia Fuselli

In foto Silvia Fuselli, in carriera ha vinto 5 scudetti, 4 con la Torres e 1 con la AGSM Verona.

Silvia Fuselli, nata a Cecina il 1 luglio 1981, ex calciatrice italiana di ruolo centrocampista offensivo-attaccante. In carriera ha vinto 5 scudetti 2 coppe Italia e 6 supercoppe italiane trofei vinti con le maglie della Torres del ASGM Verona e del Brescia.

Ecco la mia intervista:

DOMANDA: Prima domanda come nasce la tua passione per il calcio e di conseguenza chi ti ha aiutato e chi invece voleva frenare questa tua passione ?

RISPOSTA: La mia passione per il calcio la definirei innata, forse sarebbe proprio giusto dire che sono nata con il pallone fra i piedi. Sono sempre stata l’unica bambina che giocava a calcio in tutta la mia zona e non mancavano le critiche da parte di molti adulti, ma ho sempre cercato di seguire più il mio istinto e le mie emozioni continuando a giocare senza curarmi troppo di chi mi diceva che non era uno sport per bambine. La persona che più mi ha sostenuta è stata mia cugina Gessica, se ho avuto una carriera come calciatrice lo devo soprattutto a lei, che mi ha accompagnata e incoraggiata in tutto il mio percorso di crescita.

DOMANDA: Quando hai capito che il calcio doveva o stava per diventare non solo passione ma anche lavoro, c’è stato un momento in cui hai pensato ok da adesso non si ritorna più indietro ?

RISPOSTA: Quando ero piccola non sapevo neanche dell’ esistenza del calcio femminile, ma nel momento in cui sono entrata a far parte di una squadra ho capito di aver finalmente trovato la mia dimensione e ho cercato da subito di impegnarmi per migliorare più possibile. La determinazione non mi è mai mancata e il confronto con tante calciatrici di livello mi ha fornito ulteriori stimoli per proseguire il mio percorso con passione e dedizione costanti.

DOMANDA: Nella tua carriera ha vinto tanto a livello di club e hai anche avuto la fortuna di giocare con la nazionale italiana, che differenza c’è tra l’indossare una maglia di un club rispetto a quella della propria nazione ?

RISPOSTA: Indossare la maglia della nazionale è sicuramente motivo di orgoglio, il massimo al quale può aspirare una calciatrice o comunque un atleta in generale è quello di essere fra i migliori chiamati a rappresentare la propria nazione nelle competizioni più importanti. Altrettanto importante è rappresentare i colori della propria società, questo senso di responsabilità unito anche ad un forte senso si apparenze può portare al raggiungimento di grandi risultati come è accaduto alla Torres dove la squadra era soprattutto un grande famiglia.

DOMANDA: Terminata la carriera da calciatrice hai intrapreso la carriera di allenatore, che differenza c’è tra l’essere stata una calciatrice ed essere attualmente un allenatore, cosa cambia sotto tutti i punti di vista ?

RISPOSTA: Ho intrapreso questa percorso da poco tempo e attualmente sto frequentando il  corso UEFA A a Coverciano, molto importante per la formazione di tutti gli allenatori. Le differenze sono veramente tante, quella più evidente è che come calciartici si è molto più concentrate su se stesse e sui propri compiti in campo, mentre da allenatori bisogna avere una visione sicuramente più ampia e una capacità di osservazione che permetta di avere un contatto con ogni componente del gruppo e dello staff. L’allenatore per me deve essere anche una guida e non può prescindere dalla capacità di relazionarsi con tutte le persone che lo circondano. 

DOMANDA: Da allenatrice mi dici 3 sogni che vorresti raggiungere e perché ?

RISPOSTA: Al momento più che di sogni parlerei di obiettivi e il prossimo è sicuramente quello di prendere il patentino UEFA A e continuare a studiare per poter essere all’altezza della squadra che avrò la possibilità di allenare quando sarà il momento.

DOMANDA: Ultima domanda cosa manca ancora in Italia per far esplodere definitivamente il calcio femminile, mentalità strutture investimenti adeguati figure professionali ?

RISPOSTA: In Italia è iniziato un percorso di crescita, anche in seguito alle belle prestazioni dell’Italia al mondiale. Affinché questa crescita continui in maniera costante credo servano sicuramente investimenti maggiori e l’abbattimento di quelle barriere che porterebbero al professionismo non solo nel calcio ma nello sport femminile in generale. Non dimentichiamoci che in Italia non esiste il professionismo in nessuno sport femminile quindi credo che gli approcci debbano essere diversificati e su più fronti se vogliamo che cresca non solo la notorietà ma anche il tasso tecnico del nostro calcio.

Un ringraziamento a Silvia Fuselli, per avermi concesso questa bellissima intervista.

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